mercoledì 2 gennaio 2019

Alla prima bomba mi hanno trovato sul soffitto, alla seconda sotto un tavolo, dalla terza ho iniziato ad abituarmi, per quanto alle bombe di Maradona ci si possa abituare. Le esplosioni, i fuochi d’artificio sono un’altra cosa, sono iniziate alle 18:30 ed è stato un crescendo, con una surreale tregua di 10 minuti prima di mezzanotte, per poi esplodere ininterrottamente per circa un’ora illuminando il cielo di Scampia alle 0:00 in punto del 2019.
Ma noi a Scampia non siamo venuti a vedere i fuochi di capodanno.
Non siamo neanche venuti a celebrare la volgare messa in scena della violenza della Camorra. Come intelligentemente descritto in “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros. La scena in cui turisti vengono derubati mentre visitano le Vele, dopo aver fatto sorridere, fa riflettere. C’è un perverso compiacimento da parte di quelli che vedono la piaga della camorra come una manifestazione di potenza, così come quelli che vedono Scampia come un girone dell’inferno. A detta di molte persone che abbiamo incontrato Gomorra di Saviano è una indispensabile lettura per capire cosa successe, ma oggi è stata trasformata in un prodotto da vendere, questo rischia d’uccidere la speranza che qualcosa possa cambiare. 
A Scampia siamo venuti ad incontrare Ciro, fondatore di una delle associazioni che stanno provando a far rinascere il quartiere, ma Ciro non l’abbiamo incontrato. Dovevamo incontrare Alex Zanotelli, ma anche lui non l’abbiamo visto. Avremmo dovuto partecipare ad una messa di don Merola ma l’abbiamo persa. Isa, una compagna di viaggio, ci ha fatto conoscere fratel Enrico, Clotilde ed Enzo. Loro sono stati il senso di questo viaggio.
Del resto quando si organizza un viaggio con i Capons è così, si parte con un’idea e poi succede tutt’altro, come successe nel viaggio in Palestina (http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/Palestina-Israele2018), ma a noi piace lasciarci guidare dagli eventi.
Ovviamente Napoli l’abbiamo visitata ed è veracemente splendida. Abbiamo avuto la fortuna di passeggiare nei vicoli dei quartieri Spagnoli, salire al Vomero, e attraversare il rione Sanità con Corrado, amico di Chiara, sinceramente innamorato della sua città.
Forse alla fine ci siamo persi le cose classiche di Napoli, ma sicuramente abbiamo scoperto un luogo dove ritornare. Trovo che ci sia un filo sottilissimo che lega alcune città di mare come Napoli, Marsiglia, Tangeri e Istanbul. Le vie intorno al Piccolo Soco a Tangeri, il rione Sanità a Napoli, Marché de Noailles a Marsiglia, il quartiere dietro la torre di Galata ad Istanbul. .
Napoli l’abbiamo anche assaggiata perché a Napoli non si può non mangiare la pastiera, le sfogliatelle, la pizza o farsi conquistare da scoperte come i “fiocchi di neve”. Ad essere sincero mi sono anche fatto una trippa takeaway con sale e limone. 
Siamo stati a trovare anche San Gennaro. Sulla porta d’ingresso della cattedrale c’era scritto “un giorno santo è spuntato per noi, venite tutti ad adorare il Signore oggi una SPLENDIDA luce è discesa sulla terra”. Tornando a Scampia quella notte fuori dalla metropolitana, sul muro del palazzo che segna l’ingresso del quartiere mi è capitato l’occhio su un murales con scritto: “T’insegneranno a non splendere, ma tu splendi invece”. Che sia questa la santità che intendesse il buon Dio quando ha fatto nascere suo figlio in un’altra periferia del mondo, oggi ancora martoriata da un’assurda guerra. 
Fratel Enrico gestisce una scuola per aiutare i ragazzi a prendere la licenza media in un posto dove c’è una dispersione scolastica pari al 70%, ma soprattutto li fa sentire amati, importanti, la scuola si chiama “io valgo”. Fratel Enrico ci ha inviato a pranzo il 31 dicembre a casa sua, un appartamento essenziale al 10 piano di un palazzo impegnativo. Passeremo 4 ore insieme a parlare di tante cose, carcere, educazione, politica, ma anche di bellezza, che da casa sua con vista da un lato sul Vesuvio e dall’altro sulle Vele acquista un valore particolare. Quello che mi piacerà è che ogni volta che Enrico esprime un parere lo fa raccontando storie di persone. Non c’è ideologia, interesse, o spiritualità a leggere in modo distorto o costruito la realtà di questo quartiere ma la storia delle persone, e lui che ha deciso di vivere con loro.
La mattina del 31 dicembre la passeremo con Clotilde ed Enzo due membri dell’associazione “I pollici verdi di Scampia” (https://m.facebook.com/assipolliciverdi/), cittadini che, stanchi di vivere reclusi in casa perché tutt’intorno c’era una delle piazze più pericolose dello spaccio, hanno deciso di ribellarsi. Senza aspettare l’arrivo dello Stato si sono armati di rastrelli, decespugliatori e si sono messi a ripulire i giardini sotto casa creando spazi dove poter far giocare i loro figli e far correre i cani.
Questa è la Scampia che eravamo venuti a cercare e l’abbiamo trovata. Perché come c’è scritto di fianco alle Vele, “quando la felicità non la vedi cercala dentro”.

(Foto Chiara Gini)