Baku come tutte le grandi città c’entra poco con il resto del Paese. Anche se la differenza tra città e campagna è un fenomeno globale, questa differenza si fa ancora più evidente in un Paese musulmano. Tra Lisbona e Baku lo stile di vita è simile, molto più simile che tra Baku e Laich (link). I negozi di Dolce&Gabbana, della Swatch, di Trussardi si susseguono senza discontinuità tra la città vecchia e nuova, opere faraoniche come le Flame Towers, l’imponente passeggiata lungo il mare sembrano mostrare al mondo quanto la famiglia Aliyev, che governa il Paese da circa di 30 anni, sia magnificente.
Baku era una tappa della via della seta, poi è venuto il petrolio, questo ha fatto si che Baku potesse perpetuare una prosperità che la pone, dopo qualche centinaia d’anni, ancora al centro dei commerci mondiali.
La cena con l’ambasciatore è fissata per le 19:30, per tutto il giorno i miei adorabili famigliari mi pregano di non fare domande imbarazzanti sulla situazione politica, anzi di non parlare di politica.
Siamo a cena, dopo i convenevoli e qualche considerazione di circostanza a mia sorpresa è Chiara che rompe il ghiaccio con una domanda scomoda, vuole capire come mai l’Azerbaijan è diviso in due. Per un azero del Naxçıvan per raggiungere Baku via terra occorre attraversare l’Armenia (missione impossibile), oppure passare a sud dall’Iran.
L’ambasciatore sembra lusingato per la domanda e quindi ci spiegherà i dettagli di una spartizione di terre che anche agli occhi di un bambino sembra non avere senso: il Nagorno Karabakh fu assegnato all'Azerbaijan da Stalin sebbene il 98% della popolazione sia di origine armena, e il Naxçıvan è diviso dal resto del Paese. Alla fine della lezione di storia l’ambasciatore ci chiede se abbiamo intenzione di visitare l’Armenia, dopo un imbarazzo iniziale confessiamo le nostre intenzioni, ci consiglia caldamente di non andare in Nagorno-Karabakh, perché in questi giorni ci sono stati scontri tra i militari delle due parti, che tecnicamente significa tra azeri e russi. L’Armenia secondo lui è un Paese svenduto alla Russia, questo è stato il prezzo da pagare per avere il supporto dei sovietici in una regione del mondo dove in un fazzoletto di terra si intrecciano interessi geopolitici complessi: petrolio, religioni, ma soprattutto il controllo di un'importante frontiera del mondo globale.
La serata ha preso la giusta piega e quindi do sfogo a tutte le mie domande. L’unica che però veramente gela la sala è quando alla fine della cena offro di pagare il conto. La moglie e l’ambasciatore si guardano disorientati, dopo qualche istante di silenzio l’ambasciatore sentenzia che da quelle parti l’ospite è sacro e non se ne parla.
Gli adorabili famigliari mi invitano la prossima volta a fare domande politiche, secondo loro per quanto imbarazzanti risultano comunque meglio del mio protocollo istituzionale.
La serata si conclude con i consigli su cosa visitare a Baku. L’ambasciatore ci racconta che quando ha conosciuto negli anni 90 l’allora re dell’Afghanistan in visita istituzionale in Azerbaijan, al termine degli incontri gli chiesero cosa volesse visitare, lui rispose le montagne, quindi lo portarono a passeggiare sul Caucaso, non potrei essere più d’accordo (link).