mercoledì 15 gennaio 2020

In tutta sta vicenda della migrazione i cattivi dovrebbero essere i trafficanti, invece agli occhi di molti sono i migranti, e agli occhi di altri gli sbirri. A me sta cosa sembrava un paradosso prima che iniziassi a  conoscere persone che lavorano alle frontiere.
È inverno, c'è una casa in mezzo alla neve nel bosco alla periferia di Varsavia. In questa casa passeremo alcune domeniche a pranzare insieme con il comandante Malga ed altri amici, colleghi, le loro famiglie, un'atmosfera allegra, conviviale. Intorno al camino scoppiettante ci si scambia opinioni bevendo dell'ottima vodka. In una di queste occasioni ho capito perchè il ruolo dei cattivi assegnato ai poliziotti di confine non è un paradosso ma un destino.
Ho sempre pensato che in Europa i Paesi come l’Italia o la Grecia, Paesi di confine, avessero interesse a pretendere di cambiare la convenzione di Dublino. Trovo assurdo che le richieste d'asilo debbano essere gestite dai Paesi sui quali i migranti hanno messo il primo piede entrando in Europa. Credo che sarebbe stato logico che l’Italia pretendesse con caparbietà la modifica del trattato di Dublino. Trattato ratificato dal parlamento italiano durante il governo Berlusconi con i voti della Lega. I migranti che arrivano a Lampedusa o Lesbo devono essere distribuiti nei Paesi Europei in modo proporzionale. Franco, un poliziotto di frontiera mi ha aperto gli occhi. L’Italia ha barattato questa soluzione con i finanziamenti europei. Le navi della Marina militare così come molti stipendi della guardia costiera italiana o di agenti di polizia, sono stati di fatto pagati dall’Europa. Non c’è governo di destra, sinistra, o di destra e sinistra (lega e M5S) che non abbia sfruttato questa situazione. I Paesi del nord preferiscono pagare pur di non avere migranti da gestire, i Paesi del sud preferiscono intascare qualche euro e scaricare a rabbia o il problema sui cittadini.
I governi Europei con l’operazione Triton nel mediterraneo centrale, Poseidon in quello orientale, e EUNAVFOR pensavano che l’Europa fosse protetta, le paure della sua gente messe a tacere facendo leva suoi buoni sentimenti, e soprattutto pensavano di aver creato un business dove tutti potessero guadagnare.
Sebbene le frontiere siano fatte per proteggere le persone che vivono dentro, e tener lontano quelle che  sono fuori, le frontiere mettono a nudo le nostre contraddizioni. Le frontiere ci aiutano a capire chi siamo. Una domenica a Varsavia incontrai ad una fiera del libro Paolo Rumiz, il giornalista, e mi disse una cosa che si sta dimostrando vera "senza frontiere siamo disorientati, non si capisce da che parte andare".
Questa questione delle frontiere e dei muri mi fa venire in mente “il muro” di Berlino, e le parole che John Fitzgerald Kennedy pronunciò nel 1963 mentre era in visita ufficiale alla città. In uno dei suoi più celebri discorsi, passato alla storia come "Ich bin ein Berliner" (io sono un Berlinese) Kennedy disse: "La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta. Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri, per impedir loro di lasciarci". A 50 anni di distanza l'eco di queste parole risuona ancora nell'aria, ma forse dovremmo aggiungere che non possiamo costruire un muro per azzerare l'accoglienza, chiudere i nostri porti. Proteggere la libertà di poter andare e venire è un dovere di ogni uomo che vuol vivere in un mondo libero.
Il 10 ottobre 1989 il muro di Berlino venne abbattuto, e l'idea di una maggiore integrazione in Europa divenne possibile. Sarà ancora una volta una frontiera a dirci cosa accadrà all'Europa nel prossimo futuro. Questa volta il muro su cui lavorare è quello a sud di Lampedusa.
Dalla Svezia all'Italia condividiamo tutti lo stesso destino, e gli Stati che giocano a nascondino con la storia, come la Polonia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria sarebbe meglio che venissero messi con le spalle al muro, magari gli stessi muri che in questi anni hanno costruito. Se vogliono restare in Europa devono accollarsi anche i problemi, non solo i vantaggi legati agli ingenti prestiti ricevuti.
È la condivisione di un destino comune che potrebbe aiutarci a costruire finalmente un’Europa politica, gli Stati Uniti d’Europa, unica soluzione per guardare dalla finestra di casa nostra ad un mondo che nel frattempo è diventato globale e poter dire ancora qualcosa che ha un peso.
Il braccio di ferro tra Italia ed Europa non aiuta anzi peggiora la situazione. Per Germania e Francia sarebbe molto più facile abbandonare l'Italia al suo destino. Controllare che nessuno passi le Alpi è di gran lunga più facile che presidiare il Mediterraneo. La politica dello scontro con le istituzioni Europee porterà l'Italia a svolgere il ruolo che oggi abbiamo imposto alla Libia.
In questo contesto il destino degli sbirri di frontiera è quello di essere messi sulle torrette a difendere un muro che è ineluttabilmente destinato a mutare d'altezza, latitudine e longitudine come è vero che il tempo e lo spazio, quindi la storia e la geografia, non si possono fermare o contenere.