mercoledì 9 agosto 2023


 C’è un rumore di fondo a Beirut che non ti da tregua è quello dei generatori d’energia. La città grugnisce o ruggisce, a seconda di come la si voglia vedere, giorno e notte.

Dal default finanziario del 2020 in poi il Libano non è in grado di acquistare petrolio a sufficienza per generare l’energia necessaria a coprire il fabbisogno del Paese. Quindi ognuno s’arrangia con un proprio generatore. Nel posto dove stiamo a dormire (una sorta di dormitorio per studenti) se vuoi la corrente a tutte le ore la paghi extra altrimenti ti devi organizzare con le fasce orarie. A Beirut fa sempre caldo, non c’è molta differenza tra il giorno e la notte. Alle 2 di notte la corrente finisce, se hai raffreddato per bene la stanza riesci a sopravvivere qualche ora, altrimenti rotoli nel letto tutta la notte. 

Ma non è solo il rumore e il caldo a fare le mie notti a Beirut bianche. La città è piena di palazzi abbandonati, i segni della guerra sono evidenti, squarciati da bombe e trivellati da pallottole. Scendendo da rue Hamra verso downtown ne ho contati 10, tra i quali il famoso Holiday Inn (oggetto di aspri combattimenti data la sua posizione strategica). Forse è solo una coincidenza o suggestione ma ho come la sensazione di dormire sopra questa violenza. Ho fatto fatica a dormire a Muranow, a Varsavia in quello che è stato il ghetto degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, così come a Sarajevo. La violenza è un pessimo materasso.