per chi ha delle favole da raccontare, o dei sogni in cui credere: da ¨Il coraggio del pettirosso¨ di Maurizio Maggiani
"Allora, c'era questo pettirosso, piccolo che lo potevi tenere in una mano, ma con le sue idee che nessuno riusciva a togliergliele dal capo. Voleva volare in qua e in là a vedere il mondo, becchettare dove c'era da sfamarsi, e non gli piaceva per nulla che gli avessero assegnato il suo posticino e morta lì. Così che un giorno prese il coraggio a quattro mani e si presentò dal signor falchetto, il re degli uccelli del bosco. 'Vorrei il permesso, signoria, di andare un po' dove mi pare, tanto non darei fastidio a nessuno, piccolo come sono.' Così gli disse, e intanto gli tremavano le penne. Il falchetto s'adombrò immediatamente e fece la voce grossa: 'Questa è una faccenda che non mi piace per nulla. Tu devi mettere la testa a posto, e non star a disturbare con le tue pretese. Fila via o chiamo le gazze.' E nel dirgli questo, senza neppure farci caso, gli diede una zampata che gli artigliò a sangue un'ala. L'aveva pagata a caro prezzo la sua smania di libertà il pettorosso. Ma testardo com'era, in due o tre giorni era di nuovo in aria a volare. Certo, alla bell'è meglio, che arrancava dietro la sua aluccia offesa, tutto di sghimbescio. Sembrava diventato un pagliaccio tanto era buffo come si era ingegnato di volare con un'ala sola. E tutti gli uccelli giù a ridere. E ridevano a crepapelle, anche il signor falchetto e le sue gazze. Così che dal gran ridere nessuno si accorgeva che a ogni giorno che passava il pettirosso volava sempre un po' più in alto e un po' più in là del posto che gli avevano assegnato. E il giorno che il falchetto se n'è accorto il pettirosso oramai volava così in su che dall'alto prese a bombardare sul capo il re degli uccelli del bosco, a colpi di cacatine"
tratto da "Il coraggio del pettirosso" di Maurizio Maggiani
buon 2009
Gianluca
"Allora, c'era questo pettirosso, piccolo che lo potevi tenere in una mano, ma con le sue idee che nessuno riusciva a togliergliele dal capo. Voleva volare in qua e in là a vedere il mondo, becchettare dove c'era da sfamarsi, e non gli piaceva per nulla che gli avessero assegnato il suo posticino e morta lì. Così che un giorno prese il coraggio a quattro mani e si presentò dal signor falchetto, il re degli uccelli del bosco. 'Vorrei il permesso, signoria, di andare un po' dove mi pare, tanto non darei fastidio a nessuno, piccolo come sono.' Così gli disse, e intanto gli tremavano le penne. Il falchetto s'adombrò immediatamente e fece la voce grossa: 'Questa è una faccenda che non mi piace per nulla. Tu devi mettere la testa a posto, e non star a disturbare con le tue pretese. Fila via o chiamo le gazze.' E nel dirgli questo, senza neppure farci caso, gli diede una zampata che gli artigliò a sangue un'ala. L'aveva pagata a caro prezzo la sua smania di libertà il pettorosso. Ma testardo com'era, in due o tre giorni era di nuovo in aria a volare. Certo, alla bell'è meglio, che arrancava dietro la sua aluccia offesa, tutto di sghimbescio. Sembrava diventato un pagliaccio tanto era buffo come si era ingegnato di volare con un'ala sola. E tutti gli uccelli giù a ridere. E ridevano a crepapelle, anche il signor falchetto e le sue gazze. Così che dal gran ridere nessuno si accorgeva che a ogni giorno che passava il pettirosso volava sempre un po' più in alto e un po' più in là del posto che gli avevano assegnato. E il giorno che il falchetto se n'è accorto il pettirosso oramai volava così in su che dall'alto prese a bombardare sul capo il re degli uccelli del bosco, a colpi di cacatine"
tratto da "Il coraggio del pettirosso" di Maurizio Maggiani
buon 2009
Gianluca