domenica 10 agosto 2014

Kajuraho luglio 2014
Sono in avenida cinco de Outubro a Lisboa per un "dia de pratica sobra a meditação", ho il dito sopra il citofono ma non mi ricordo il numero a cui devo suonare.
Quando uno torna dall'India si porta a casa un sacco di semi. Alcuni maturano in fretta, altri mai. Ora non mi riferisco all'orto verticale che sto facendo in soggiorno, questo merita un discorso a parte, mi riferisco invece ai semi metaforici. Così il Nepal prima, e l'India dopo hanno fatto aumentare la mia curiosità di conoscere Buddha, Shiva, Bramha, Visnu. Ho mischiato induismo e buddhismo,  perché a me sono sembrati così diversi ma intimamente legati, che ho pensato fosse un esercizio tipico di un occidentale quello di voler chiarire classificando. Per tanto ho deciso di approfondire sperimentando.
Ho il dito puntato sul citofono quando sbuca nell'androne del palazzo un signore anziano con il cane.
È un classico della domenica mattina uscire con il cane. Quindi il dito me lo infilo tra i capelli grattandomi energicamente la testa. Diciamocelo, fa strano dover spiegare che si sta andando a una lezione di meditazione. L'anziano apre la porta e mi chiede cosa sto cercando. Intanto il cane inizia ad annusarmi i piedi, vorrei dargli un calcio ma ovviamente sto andando ad un dia de pratica di una associazione buddista e non mi sembra opportuno. Infastidito dal cane, stranito dalla situazione,  rispondo al vecchietto con la prima cosa che mi passa per la testa "sto andando dal dentista", l'anziano a questo punto si fa sospettoso, e mi fa notare che il dentista la domenica mattina non riceve, quindi con occhi interrogatori e sorriso maligno sotto i baffetti da sparviero, tipico portoghese, decide evidentemente di provocarmi "sa, la domenica mattina all'ottavo piano s'incontra un gruppo di matti, suonano campane e dicono cose incomprensibili", si ferma un attimo e poi aggiunge "per un attimo ho pensato che lei era uno di quelli". Ovviamente interpreto la cosa come un complimento, sorrido da ebete e ringrazio, a volte essere straniero mi permette di togliermi da imbarazzanti situazioni appellandomi ad una non completa conoscenza della lingua. Il vecchietto si allontana con il cane annusante ed io, fingendo di frugare nella borsa, rimango. Da questo imbarazzante incontro mi porto a casa il numero del piano e il dubbio che sto facendo una cazzata. Quindi suono il campanello, la porta si apre e prendo l'ascensore.
Ad accogliermi c'è una simpatica signora a piedi nudi che mi invita a togliermi le scarpe e mettermi comodo su uno dei materassi nel grande soggiorno dell'appartamento. Ora, la questione dei piedi diventa significativa, per tanto chiedendomi cosa avrà avuto il malefico cane da annusare, tolgo i sandali ed entro nella stanza.
La lezione si presenta subito imbarazzante, dei sette partecipanti sono l'unico straniero e soprattutto maschio. Sul fatto di essere straniero, come dicevo, ci sono dei vantaggi, ascolto ed evito di parlare, mentre sul fatto di essere l'unico maschio temo ci sia poco da fare, risulto diversamente straniero quindi meno trasparente. Tra le sei donne ci sono tre saggie, intendo anche d'età, e tre mature, intendo più mature di me. È chiaro che se uno vuole fare "amicizia" con giovani donne in cerca di una esperienza diversamente extrasensoriale non va ad una lezione di meditazione.
Mi piace che a guidare il gruppo siano delle donne, infatti risulterà meno importante il ruolo di chi dirige rispetto all'attività stessa. Le donne quando fanno le donne sono capaci di cose grandi, purtroppo la straganze maggioranza quando dirige un gruppo, sia esso di lavoro o di altro, tende a fare l'uomo, e così riesce in cose di cui neanche gli uomini sono capaci.
Le due donne che guidano il gruppo sono Marta e Maria. Mi viene in mente l'episodio del vangelo che narra la visita di Gesù nell'abitazione di Marta di Betania e della sorella Maria. Le due sorelle accolgono Gesù in casa, ma mentre Marta si occupa delle faccende domestiche, Maria si siede ad ascoltare la parola di Gesù. Marta se ne lamenta con Gesù, ma questi le risponde: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». Così mi sembrano anche Marta e Maria di avenida Cinco de Outubro a Lisboa, una più pratica, l'altra più spirituale, anche se a me è sembrato che si complementassero.
La giornata è strutturata in: mattina meditazione e pomeriggio lettura di testi sacri dal sanscrito. Siccome è noto che per le lingue sono portato :-( , sull'attività del pomeriggio non ho attese, ma la vera ragione di questo incontro è la pratica di meditazione, quella del mattino.
Scopro che controllare la mente e' una cosa difficilissima.
Ci mettiamo seduti per terra con le gambe incrociate, la schiena diritta, gli occhi aperti. Vigili. Facendo respirazioni profonde, dobbiamo portare la mente in uno stadio dove "non pensiamo", meglio lontano da tutto, ma collegati con il circostante. Non credo d'aver capito, quindi chiedo. La sala è silente, Marta che nel frattempo ha assunto la posizione vigile, senza muoversi dirige gli occhi verso di me e mi dice di concentrarmi sulle respirazioni, sarà stata la mia faccia interrogatoria, aggiunge "conta i respiri, senza rincorrere i pensieri". Adesso ho capito. Il massimo numero di respirazioni che ho contato prima d'inseguire i pensieri sono 33. Sfido chiunque non abbia mai fatto meditazione a fare anche solo un respiro in più rimanendo vigile. Maria ci dice che come i cani sono sempre pronti a rincorrere l'ultima cosa che gli passa davanti agli occhi, la mente rincorre i pensieri. Ovviamente questo paragone non mi aiuta, i minuti successivi li spendo a pensare al malefico cane e il vecchietto.  Dal 33 al 122 ho inseguito pensieri, per poi tornare padrone della mia mente dal 122 al 131. Durante la mattinata facciamo diversi esercizi, e per i restanti esercizi è stato un susseguirsi di stati di controllo e rincorsa dei pensieri.
Mi accorgo che quando sono vigile il respiro è più lento, mentre quando la mente rincorre i pensieri, i respiri sono più veloci. Così mi ricordo di una cosa che mi ha detto un sadhu in riva al Gange: secondo lui noi tutti nasciamo con un numero di respiri stabilito, va da sé che se riusciamo a farli lenti viviamo di più. Ora questa storia mi sembra dubbia, ma capisco perfettamente che riuscire a rilassarsi aiuta a stare meglio, e la meditazione è uno strumento. Marta ci spiega che come il nostro corpo anche la mente ha bisogno di riposarsi, la meditazione aiuta a far riposare la testa, a trovare un'armonia.
Per quanto esotica possa sembrare questa pratica, anche nella religione cattolica un Santo, sant'Ignazio di Loyola ha codificato una serie di esercizi spirituali che adottano tecniche simili di meditazione, la 252 annotazione infatti suggerisce " … la persona, in ginocchio o seduto, secondo la maggior disposizione nella quale si trova e più devozione l’accompagna, tenendo gli occhi chiusi o fissati in un luogo, senza andare con essi variando… Distendo tutti i muscoli del mio corpo mettendo a fuoco le sensazioni e regolarizzo con calma il respiro… osservo, chiamo per nome e lascio passare le emozioni negative… prendo coscienza del flusso dei miei pensieri dai quali lentamente mi allontano, passivamente mi apro a tutti i suoni possibili attorno a me".
Marta e Maria ci tengono a precisare che il buddhismo non è una religione, Buddha ha fatto una vita esemplare e molte persone hanno voluto conoscerlo, seguirlo.
A pranzo le distanze si accorciano. Maria, che sta guidando la meditazione, mi racconta che ha fatto la resistenza al tempo di Salazar. Rimango affascinato dai suoi racconti, e della sua scelta di lotta nonviolenta.  Ma la cosa si fa ancora più interessante quando mi spiega che una delle persone che più l'ha aiutata, ed ha aiutato il suo gruppo, è stato un italiano di Torino, un tale Sereno Regis. Così scopriamo di avere amici in comune che recentemente sono venuti a trovarla. Davvero piccolo questo mondo. Per quanto mi riguarda si riannodano i fili di un percorso che ho iniziato molti anni fa.
Il pomeriggio lo dedichiamo a leggere una riflessione sul tema "la vita giusta". Mi perdo, mi sento lontano anni luce da cose di questo tipo, non ho voglia di discutere o riflettere, io voglio meditare, forse pregare.
Finito l'incontro saluto tutti con grandi abbracci e ci diamo appuntamento alla prossima aula, questa volta ad Intendente, al tempio buddista.
Prendo l'ascensore, vado al piano terra, e chi mi trovo nell'androne del palazzo?
Esatto, il vecchio con il cane!
In un nanosecondo, mentre lui sta per accennare il malefico sorriso, decido la strategia. Gli vado incontro e con fermezza gli chiedo se lui abita nel palazzo, preso di contropiede si mette sulla difensiva, a tal punto che adesso il cane annusa i suoi piedi, quindi mi risponde con un timido "sim", e guardandolo negli occhi gli chiedo come è possibile che non sia mai andato ad uno degli incontri di meditazione dell'ottavo piano, dato che sono certo gli farebbero bene. Non aspetto la risposta, lo saluto, ed educatamente mi congedo.

serie: Anima