domenica 16 agosto 2015

Mi hanno rubato il computer portatile in casa.
La cosa strana è che sono entrati e mi hanno rubato solo il computer portatile.
Più precisamente, insieme al computer ho trovato che hanno frugato nel cassetto delle mutande.
Ora, non avendo cose di valore in casa non conosco le pratiche per nasconderle, comunque deduco da quello che hanno fatto che la società è cambiata, un tempo mi risulta si nascondessero le cose di valore sotto il materasso, adesso probabilmente si nascondono sotto le mutande.
È evidente, lo stato sociale di una persona è dettato da quello che gli possono rubare, il mio è appena sotto di quelli che si devono preoccupare per le mutande.
Comunque la cosa piu "buffa" è che in fondo sono stati gentili, hanno staccato dal computer i dischi esterni, e quelli me li hanno lasciati, si sono preoccupati di non rubarmi i dati personali. Che brave persone! Però loro, a differenza degli altri ladri, quelli che ti rubano le informazioni tutte le volte che fai una ricerca, sono perseguibili dalla legge (consiglio di guardare il film "Citizenfour").
La dinamica è abbastanza chiara e purtroppo fa puntare il dito contro un indiziato certo.
Abito all'ultimo piano di un palazzo del centro di Lisbona ed ho alcune finestre che danno sul tetto. Le finestre erano aperte, e quando ieri sono tornato in casa ho notato che anche la porta finestra del balconcino era aperta. Quindi è chiaro, il ladro "è entrato dalla finestra ed è uscito dalla porta".
Ora l'unico appartamento con il quale condividiamo il tetto è quello del nostro vicino. Il nostro vicino è un ragazzo e vive con sua nonna. Il vicino ad onor del vero non c'è spesso. Ed ovviamente l'ottantenne nonna non è indiziata solo a causa del fatto che dovrebbe camminare su un tetto in pendenza per passare dalle finestre di casa sua a quelle di casa nostra. Il vicino fa dei lunghi soggiorni in una "amena" località turistica chiamata prigione. Spesso i capi d'accusa sono furto e ricettazione. In questo periodo però non è in vacanza, è a casa. Pertanto, senza voler essere Sherlock Holmes, diciamo che ci sono dei forti sospetti.
Putroppo la situazione tra nonna e nipote è al limite della sostenibilità (http://breva-tivano.blogspot.pt/2014/01/donna-maria.html ).
Di fronte a questo spiacevole episodio non so cosa fare. Da un lato il mio senso civico m'impone di dover denunciare il fatto, mentre dall'altro un sentimento compassionevole mi suggerisce di calare un pietoso velo.
Così preso nella morsa tra quello che dovrei e quello che farei decido di consultare il più grande degli eroi, il capitan Caiazzo ( http://breva-tivano.blogspot.pt/2015/03/chi-sono-gli-eroi.html ). Il capitano è grande perché è un uomo navigato, sa sempre come si devono affrontare le situazioni, quindi decidiamo per la terza via, quella del "ma che facimme". Così il capitano disegna una strategia in tre fasi dove l'obiettivo finale è fare in modo che quanto successo non accada più, e magari si recuperi il computer.
Busso alla porta del vicino, e si presenta il tipo in pantaloncini, dorso nudo, con una faccia da straffatto.
"Gli racconto che mi hanno rubato un computer e gli spiego la dinamica".
Lui mi sta ad ascoltare distrattamente fino a quando non gli dico "... sai non è tanto il valore del computer. .. ma è che il computer è della polizia marittima e se non salta fuori devo fare rapporto".
"Ah!" fa lui "è della polizia!".
"Eh!" dico io "... devo fare rapporto e poi inizia una investigazione ..."
"Ah!" fa lui "... rapporto .. ". Direi che con i riflessi di un bradipo, dovuti probabilmente agli effetti di qualche sostanza "particolare", mi sta seguendo, ripete le parole chiavi.
Quindi decido di verificare il livello di comprensione, gli chiedo "vale la pena avere grane con la polizia per computer vecchi? Che valgono poco?", poi aggiungo, " la prima volta che si accede ad internet sono identificabili ..."
E qui casca l'asino, mi chiede "e come possono essere identificabili?". Mi sembra particolarmente interessato a capire questo concetto, non certo dal punto di vista scientifico ... direi che il ragazzo ha abboccato.
Dico "ogni computer ha un numero identificativo e quando è connesso ad internet si può risalire a dove è in quel momento".
"In quel momento" ripete lui voltando la faccia verso la stanza. "In quel momento" ripeto anch'io.
"Senti" dico a lui per tagliare corto "... siccome tu conosci un po' più di persone di me nei paraggi ... prova a spargere la voce, se entro un paio di giorni ritorna il computer evito di fare rapporto".
A questo punto il vicino fa un sorriso, forse più un ghigno, e ripete, meglio biascica " ... se ritorna ... no rapporto". A me sembra che abbia capito.
Così ci lasciamo che mi fa 'sto "piacere", vede se riesce a sentire qualche amico per recuperare la refurtiva. Non che io speri di riavere il computer, ma spero che non succeda più di essere indesideratamente visitati. Comunque questa è solo la prima fase della strategia "ma che facimme".

Altri episodi della serie #machefacimme http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/%23machefacimme