lunedì 31 agosto 2015

Ormai è certo, seguendo il consiglio di Roberto ho scoperto che nei giorni successivi al furto qualcuno continuava a connettersi con il nostro modem per navigare su internet usando i portatili rubati, quindi non poteva che essere nelle vicinanze. Maledetto malandrino!

Per la fase due dell'approccio #machefacimme ho bisogno di una divisa militare e di un portoghese.
Per la divisa c'è il negozio di articoli militari in fondo a rua dos rimedios, mentre il portoghese deve essere un ceffo dai modi sbrigativi, cosi penso a João d'intendente ( http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/Jo%C3%A3oIntendente ).
Lo vado a cercare nella sua tipografia e gli spiego il piano.
Il piano è semplice, João dovrebbe bussare alla porta del vicino e fare alcune domande su quanto successo.
Lo scopo è chiaro, i computer sono andati, ma facciamo in modo che lui, il vicino, non venga più a trovarci, si prenda un po' di paura, possa temere le conseguenze giudiziarie per quanto fatto.
João all'inizio non ne vuole sapere, lui da poliziotto o militare non si vuole vestire. Quando ormai penso che non riuscirò a convincerlo mi viene un colpo di genio. Conosco la sua avversione per il sistema carcerario. Pertanto gli spiego che se ruscissimo a recuperare il computer sarebbe forse una persona in meno in carcere. A lui questa cosa fa pensare di contribuire alla causa, quella di svuotare le prigioni (e lui ne sa qualcosa: http://breva-tivano.blogspot.pt/2014/01/satoshi-nakamoto-dalla-crisi-salvaci-tu.html ), quindi non accetta, ma mi da un suggerimento che si rivelerà condiviso tra tanti e Giovanna, la cognata, lo perfeziona.

L'idea è semplice, andare a riprendermi il computer. Del resto dovrebbe essere facile. In una calda notte di luna piena, mentre il nipote è fuori, e la nonna dorme con le finestre aperte, io dovrei vestirmi di nero, superare la ringhiera del balconcino, camminare leggero sopra le tegole del tetto, silenziosamente infilarmi tra la porta finestra e lo stipite, entrare in casa sua, muovermi come un gatto tra le stanze, andare in quella del nipote, frugare, e riprendermi il mal tolto ... ma io purtroppo non "mi chiamo Bond, James Bond", e soprattutto al solo pensiero del tetto mi vengono le vertigini.

Così alla fine mi sa che seguirò un'altro suggerimento, quello del Maurizio, o meglio proverò a dare risposta alla sua domanda (che di questi tempi sembra un progetto di vita) "Alla tentazione di volerla per forza costringere in piani e progetti, il più delle volte costruiti per metterci in sicurezza e così ucciderla, la vita dovrebbe essere percorsa. La vita vera è fatta d'incroci, apparentemente casuali, che racchiudono tesori e rischi. La vicinanza è un tesoro ed un rischio. La colpa è nostra che lasciamo aperte le porte, ma se così non facessimo non potrebbe entrare nessuno… Vale la pena correre certi rischi?"

Altri episodi della serie #machefacimme http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/%23machefacimme