Questo non doveva essere un racconto della serie #machefacimme, avrebbe dovuto occuparsi di felicitá e della capacita d'adattarsi alle situazioni che la vita ci impone, ma alla fine è andata così, in questo periodo è piu forte di me, quindi #machefacimme.
A Lisbona fa caldo, un caldo sopportabile, ventilato. Incontro un paio di colleghi per un aperitivo dopo il lavoro e decidiamo di uscire a cena, andiamo da "In bocca al lupo" una pizzeria vicino a Praça das Flores. La pizza è ottima, sottile, croccante, con prodotti biologici, ma la sera si fa complicata, parliamo di politica. Si confrontano Italia, Spagna ed Austria. La politica ultimamente mi fa venire l'orticaria, sembra quella cosa per cui tutti hanno una soluzione, ma nessuna funziona. Sono sempre più convinto che la Politica (P maiuscola) in cui credo, non può venire dagli attuali politici (p minuscola), ma da persone capaci di scelte radicali, forti, per non essere né triturate, né influenzate, dalla politica (sempre con la p minuscola). Così saluto e mi dirigo verso casa.
Sto scendendo le scale che da Principe Real portano in Avenida e sento chiamarmi. Su un balcone, poco sopra la scalinata, una amica m'invita a prendere un copo de vinho a casa sua.
Vivere in centro a Lisbona è bello anche per questo, in fondo è una capitale dalla dimensione d'un paese.
Così ci mettiamo sul terrazzo a parlare e bere.
Parliamo di tante cose, di cinema, immigrazione, musica, di Lisbona.
Beviamo alcuni bicchieri di vinho verde.
Alla base degli argomenti chiaccherati c'è una domanda ricorrente, come esere felici.
Non è certo la serata delle teorie, se quelle sulla politica mi sono andate storte, quelle sulla vita potrebbero essere devastanti. Comunque più che di teoria si finisce per parlare di pratica, quello che ci è successo.
E sentire raccontare la vita degli altri, anche solo brevi episodi, mi piace. C'è sempre qualcosa da imparare.
A noi sembra sempre che le cose difficili capitino solo a noi, per poi accorgerci che siamo tutti sulla stessa barca, alla deriva, chiamata vita.
Non è una questione di "mal comune mezzo gaudio", ma semmai della capacità d'adattarsi ad una nuova situazione, lasciare che la barca vada. Concludiamo che sapersi adattare è la cosa che ci permette di essere tristi o felici.
E lei, l'amica, lo può dire con cognizione di causa, non solo per la vita nomade che ha dovuto fare, ma soprattutto per l'idea di famiglia che nel frattempo ha dovuto costruire ... anche questo genere di dibattito mi sta facendo venire l'orticaria.
Sinceramente non so se sia felice, non sono certo io a poterlo giudicare, quello che con certezza so, è che se non fosse stata capace d'accettare i cambiamenti adesso non lo sarebbe di sicuro.
Vorrei tanto che Giovanni,Giacomo e Viola imparassero questa flessibilità, e così viaggiamo, forse viaggiare aiuta.
Sto scendendo le scale che da Principe Real portano in Avenida e sento chiamarmi. Su un balcone, poco sopra la scalinata, una amica m'invita a prendere un copo de vinho a casa sua.
Vivere in centro a Lisbona è bello anche per questo, in fondo è una capitale dalla dimensione d'un paese.
Così ci mettiamo sul terrazzo a parlare e bere.
Parliamo di tante cose, di cinema, immigrazione, musica, di Lisbona.
Beviamo alcuni bicchieri di vinho verde.
Alla base degli argomenti chiaccherati c'è una domanda ricorrente, come esere felici.
Non è certo la serata delle teorie, se quelle sulla politica mi sono andate storte, quelle sulla vita potrebbero essere devastanti. Comunque più che di teoria si finisce per parlare di pratica, quello che ci è successo.
E sentire raccontare la vita degli altri, anche solo brevi episodi, mi piace. C'è sempre qualcosa da imparare.
A noi sembra sempre che le cose difficili capitino solo a noi, per poi accorgerci che siamo tutti sulla stessa barca, alla deriva, chiamata vita.
Non è una questione di "mal comune mezzo gaudio", ma semmai della capacità d'adattarsi ad una nuova situazione, lasciare che la barca vada. Concludiamo che sapersi adattare è la cosa che ci permette di essere tristi o felici.
E lei, l'amica, lo può dire con cognizione di causa, non solo per la vita nomade che ha dovuto fare, ma soprattutto per l'idea di famiglia che nel frattempo ha dovuto costruire ... anche questo genere di dibattito mi sta facendo venire l'orticaria.
Sinceramente non so se sia felice, non sono certo io a poterlo giudicare, quello che con certezza so, è che se non fosse stata capace d'accettare i cambiamenti adesso non lo sarebbe di sicuro.
Vorrei tanto che Giovanni,Giacomo e Viola imparassero questa flessibilità, e così viaggiamo, forse viaggiare aiuta.
Comunque a tutto ci si può adattare, ma non riesco a farlo all'idea del vicino e dei computer, mi disturba.
Ne parlo anche con lei, che mi suggerisce una cosa a cui solo una donna potrebbe pensare.
Mi chiede se non ho pensato alle unghie, a rimuoverle intende.
La questione si sta facendo delicata. Dai messaggi ricevuti da quando ho pubblicato il primo racconto #machefacimme ( http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/%23machefacimme) ho ricevuto suggerimenti per scalpi, orecchie da spedire alla nonna, denti da togliere senza anestesia, ecc ... ovviamente mi sto preoccupando, è come se si fosse attivata una sorta di #crowdtorturing.
Assolutamente così è troppo. Questa creatività sui metodi per torture va confinata. Non scherziamo, orecchie, denti, ... sin dall'inizio era chiaro, si è parlato di dita, e solo di quelle. Quindi l'unica cosa sulla quale mi sto attrezzando è il servizio di booking per le dita. Intendo: 10 dita delle mani, 10 dei pedi, più le unghie, 1 persona 1 tortura, quindi un totale di 40 persone che si occupano delle dita del vicino. Il booking per le dita è aperto, affrettatevi, rimangono disponibili solo gli ultimi posti.
Ne parlo anche con lei, che mi suggerisce una cosa a cui solo una donna potrebbe pensare.
Mi chiede se non ho pensato alle unghie, a rimuoverle intende.
La questione si sta facendo delicata. Dai messaggi ricevuti da quando ho pubblicato il primo racconto #machefacimme ( http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/%23machefacimme) ho ricevuto suggerimenti per scalpi, orecchie da spedire alla nonna, denti da togliere senza anestesia, ecc ... ovviamente mi sto preoccupando, è come se si fosse attivata una sorta di #crowdtorturing.
Assolutamente così è troppo. Questa creatività sui metodi per torture va confinata. Non scherziamo, orecchie, denti, ... sin dall'inizio era chiaro, si è parlato di dita, e solo di quelle. Quindi l'unica cosa sulla quale mi sto attrezzando è il servizio di booking per le dita. Intendo: 10 dita delle mani, 10 dei pedi, più le unghie, 1 persona 1 tortura, quindi un totale di 40 persone che si occupano delle dita del vicino. Il booking per le dita è aperto, affrettatevi, rimangono disponibili solo gli ultimi posti.
Altri episodi della serie #machefacimme http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/%23machefacimme