martedì 13 ottobre 2015



In questi giorni sono passato dall'Italia e ho notato due cose. La prima mi preoccupa. La seconda é l'enfasi con la quale si sta parlando di Sigonella. In realtà c'è anche una terza cosa che ho notato, ma sinceramente di Marino non ho intenzione di scrivere, perchè quanto sta accedendo a Roma è emblematico di uno Stato che sta affondando, e piuttosto che provare a capire cosa stia succedendo sarebbe il caso che ognuno si precipitasse alle scialuppe di salvataggio ed indossasse il giubbotto salvagente.
Comunque, quello che successe a Sigonella fu il segno, allora non compreso, di come stava cambiando il mondo.
Nella formazione di tanti c’è un professore delle superiori che ti trasmette la passione per una disciplina. Nel mio caso è stata la professoressa d’italiano che mi ha appassionato alla politica. Il pretesto fu quello di una ricerca, il tema d'attualità, l'attualità d'allora.
È il 1985 e si sono appena spenti i riflettori sull’Italia. Ad occupare le prime pagine dei giornali di tutto il mondo c’è stato il caso dell’Achille Lauro.
"Il 7 ottobre 1985, mentre la nave Achille Lauro compiva una crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane venne dirottata da un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP). A bordo erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio. Dopo frenetiche trattative diplomatiche si giunse, in un primo momento, ad una felice conclusione della vicenda, grazie all'intercessione dell'Egitto, dell'OLP di Arafat, che convinse i terroristi alla resa in cambio della promessa dell'immunità. Due giorni dopo si scoprì tuttavia che a bordo era stato ucciso un cittadino americano, Leon Klinghoffer, ebreo e paralitico: l'episodio provocò la reazione degli Stati Uniti. L'11 ottobre alcuni caccia statunitensi intercettarono l'aereo egiziano (un Boeing 737), che, secondo gli accordi raggiunti conduceva in Tunisia i membri del commando di dirottatori. I caccia americani costrinsero il Boeing a dirigersi verso la Naval Air Station di Sigonella, in Italia. L'allora presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi, si oppose all'intervento americano. I quattro membri del commando terrorista vennero presi in consegna dalla polizia italiana e rinchiusi nel carcere di Siracusa e furono in seguito condannati, scontando la pena in Italia." (Fonte wikipedia)
Un fatto questo che introdusse l’Italia nel modo globale. A quel tempo nessuno riuscì a capire che il tema del terrorismo internazionale sarebbe stato il tema dominante del mondo globalizzato, in Italia prevaleva ancora il localismo che in quella fase storica si doveva leggere come provincialismo. Bisogna aspettare fino all'11 settembre 2001 affinché l'Italia apra gli occhi ed inizi a vedere che il mondo é cambiato.
Allora come adesso l'Italia è troppo provinciale, chiusa a guardarsi il proprio ombelico, per capire che il mondo sta cambiando ulteriormente, e che siamo noi in mezzo al mare, che un tempo era nostrum, ad aver bisogno d'aiuto. I segni ci sono tutti, e questa è la prima cosa che ho notato in questo viaggio in Italia, quella che mi preoccupa. Non sto parlando del tasso di disoccupazione, della fatica ad arrivare a fine mese, etc. A Roma negli ultimi anni sono venuto almeno una volta all'anno, e ho notato che il numero degli agenti di polizia per le strade è progressivamente aumentato, forse ci si sta attrezzando per fare in modo che ordinatamente possiamo raggiungere le scialuppe di salvataggio.