Lo tengo d'occhio da
questo autunno. Tutte le domeniche, qualsiasi sia il tempo, neve,
freddo, pioggia, pioggia con freddo, freddo con neve, lui è lì, davanti
all'ambasciata cinese di Varsavia.
L'ambasciata
cinese di Varsavia è esattamente di fronte alla finestra della mia
cucina. Quando quest'inverno fuori c'erano -20 gradi ed a tastoni mi
trascinavo goffamente dal letto verso la cucina lo vedevo seduto sul suo
tappetino a fare mosse lente e controllate davanti all'ambasciata. Io
nei miei caldi, confusi pensieri, mezzo assonnato e mezzo come drogato
alla ricerca della dose di caffeina per poter accendere i due neuroni
che forse posseggo, lui nei suoi freddi, chiari ma soprattutto
determinati ideali. Ovviamente mi chiedevo quale potesse essere la
ragione che spinge un uomo ad affrontare simili condizioni
meteorologiche, ma ovviamente, fatta la domanda, i miei due neuroni
venivano consumati ed affogavo i miei pensieri in un'altra tazza di
caffè.
Alla
fine ci siamo conosciuti io e Xiang. Una domenica mattina che ero alla
ricerca del caffè della staffa, quello delle 11:00, l'ho visto con il
suo tappetino in centro, mentre con suoi amici praticava il Falun Gong
ed informava i passanti.
Gli ho chiesto contro cosa protestasse.
Xiang
mi ha spiegato in cosa consiste il "Falun Gong": un'antica pratica
cinese per la mente, il corpo e lo spirito. I suoi praticanti aspirano a
vivere nella verità, compassione e tolleranza. Purtroppo però in Cina
chi lo pratica è perseguitato. L'ex leader cinese Jiang Zemin ha creato
l'ufficio 6-10, un corpo speciale di polizia, con l'obiettivo di
sradicare questa pratica.
Xiang
mi racconta che da allora centinaia di migliaia di persone praticanti
del Falun Gong sono rinchiusi in campi di lavoro forzato e prigioni dove
vengono sottoposti al lavaggio del cervello, alimentazione forzata,
torture, abusi psichiatrici e sessuali. Xiang fa una pausa e poi
aggiunge che ci sono testimonianze in cui è dimostrato che il regime
comunista cinese usi queste persone come fonte per il lucroso mercato
dei trapianti.
La
cosa se fosse vera sarebbe agghiacciante, ma non capisco il perché di
tanto accanimento da parte del governo cinese contro i praticanti del
Falun Gong. Lo chiedo a Xiang. Alla fine degli anni '90 il Falun Gong
contava 100 milioni di praticanti, molti più dei membri del partito
communista, e questo per un leader cinese come Jiang Zemin, per cui il
controllo sopra la popolazione è la quinta essenza del potere non può
essere accettato. Inoltre la filosofia del Falun Gong fu considerata in
diretta opposizione a quella che in quel momento doveva essere la
politica cinese.
Il
7 settembre 2006 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione
nell'ambito delle relazioni UE-Cina, che «condanna energicamente la
detenzione e la tortura in carcere dei praticanti del movimento Falun
Gong, i campi di "rieducazione attraverso il lavoro", gli ospedali
psichiatrici e gli "istituti di istruzione legali"» e esprime
preoccupazione per le informazioni secondo le quali gli organi dei
praticanti del Falun Gong «sarebbero stati chirurgicamente asportati e
venduti a ospedali».
È
luglio, è domenica mattina, piove a Varsavia. Io mi sono appena
svegliato, sono mezzo rintronato. Mi sto facendo un caffè e dalla
finestra vedo che Xiang è davanti all'ambasciata cinese con un gruppo di
suoi amici praticanti del Falun Gong a fare i loro movimenti lenti,
ritmati. Xiang per tutto quest'inverno polacco ha protestato in modo
pacifico, ma a testa alta, senza paura sfidando freddo, pioggia neve.
Gli porterò una tazza di tè.