sabato 4 novembre 2017

Sono a Barcellona, in quella che è dipinta dai media internazionali come una città prossima ad una rivoluzione che potrebbe addirittura sconvolgere l'Europa. Sulle navi in porto qualche centinaia di uomini della Guardia Civil sono pronti ad intervenire in caso che le cose si dovessero mettere male per la Spagna. Dall'altra parte il Mossos, la polizia catalana, i cui vertici sono stati decapitati ma che continua a dichiarare fedeltà alla sua gente, e quindi alla causa indipendentista.
Ancora più lontani, oltre la Guardia Civil e oltre i Mossos, i politici. Quelli di Madrid che cercando a fasi alterne d'annacquare o provocare le reazioni del movimento indipendentista, e gli indipendentisti appunto che tirano dritto con un leader ormai in esilio segno che anche le democrazie, non solo le dittature, sanno usare la mano pesante quando si tratta di perdere potere.
Ed in mezzo?
In mezzo qualche migliaia di persone che scendono in piazza a sostegno di quella che per loro è la madre di tutte le battaglie, l'indipendenza della Catalogna, ma soprattutto qualche milione di persone che invece scende in piazza per bersi una caña (birretta) e mangiare tapas, insomma godersela.
Vittoria, un'amica di Cuneo che conobbi anni fa a Cuzco (in Perù) mi disse che le rivoluzioni si fanno se si ha fame e sete di giustizia, ma non troppa fame altrimenti mancano le forze, e neanche poca sete altrimenti mancano le ragioni. A Barcellona a me sembra che le ragioni siano più di gola che di pancia. Intendiamoci non che la gola non possa avere a che fare con la giustizia ma a me sembra che sta cosa dell'indipendenza abbia il sapore dei bocadillos, del bisogno di tenersi qualche soldino in più in tasca per godersela.
Saliamo a Montjuïc in uno dei posti che più mi piacciono di questa città, dove ha sede a fondazione Joan Miro. Ad accoglierci troviamo qualche banchetto e le porte del museo chiuse. I lavoratori del museo sono in sciopero da alcune settimane e lo saranno a tempo indefinito. Una ragazza mi spiega le ragioni, lei è sposata e ha una figlia, guadagna 5 euro l’ora. Anche questo protestare ha a che fare con la pancia, ma nel senso di giustizia. Le chiedo se le cose potrebbero migliorare con una Catalogna indipendente, mi guarda perplessa e dice che lei pur essendo per l'indipendenza della Catalogna non confonde le teorie con i principi.
A Barcellona ci sono due piazze, in piazza Cataluña si protesta a sostegno di una teoria, l'indipendenza della Catalonia, illudendosi che sia la soluzione di tutti i problemi. Alla fondazione Miro si manifesta per denunciare un problema, il diritto a uno stipendio dignitoso, per un principio di giustizia. Karl Popper scriveva una cosa che penso sia vera e che ogni tanto mi ripeto "Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l'unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere."