C'è un campo da calcio in mezzo a due avamposti di coloni.
È la notte della vigilia di Pasqua e la luna splende sopra le nostre teste.
Nel campo da calcio ci sono sei bambini italiani e una nuvola di bambini palestinesi che inseguono una palla sgonfia.
È buio, ogni tanto qualcuno esulta, forse fa goal. Tutti ridono.
Nel piccolo villaggio di At-tuwani si vive una calma apparente. La vita scorre a rincorrere le pecore. Non sembrano esserci problemi, se non quando si incontrano i coloni.
I coloni israeliani rivendicano una terra promessa da Dio in un posto abitato da altri, dai palestinesi.
Ad At-tuwani incontriamo alcuni ragazzi splendidi, le colombe, volontari del corpo nonviolento di pace dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Sono quasi tutte donne, sono qui a garantire che i bambini possano andare a scuola.
Dai villaggi di Tuba e Maghayir al-Abeed, alle spalle di uno degli insediamenti dei coloni, i bambini tutte le mattine devono fare 8 km a piedi e percorrere una strada che lambisce l'insediamento dei coloni. È successo più volte che i coloni abbiano infastidito violentemente i bambini e gli accompagnatori, tanto che è diventato un caso internazionale ed il governo israeliano ha dovuto fare in modo che l'esercito scortasse i bambini fino alle porte del paese. Ad aspettare tutte le mattine i bambini ci sono le splendide colombe, che li accompagnano fino a scuola.
Gli abitanti di At-tuwani hanno deciso di opporsi ai soprusi con metodi nonviolenti.
Ogni volta che c'è violenza da parte dei coloni, le donne, gli uomini e i bambini fanno quadrato intorno a chi subisce violenza.
C'è una differenza tra appartenere ad una terra e pretendere di possederla. Gli abitanti di At-tuwani appartengono alla loro terra, tanto che c'è un termine per descrivere questa relazione intima con un luogo, loro la chiamano “sumud” (link).
Appena arrivati Giacomo è sparito. Si è fatto un nuovo amico, Hussein. Lui fa sempre così, ovunque siamo stati impiega 5 minuti per conoscere un ragazzo con cui giocare. Ogni tanto lo si vede a correre giù dai pendii delle colline intorno ad At-tuwani inseguendo il suo amico. Per i bambini di questo villaggio c'è un confine invisibile ma invalicabile, se si supera questa linea interviene l'esercito israeliano. Nel pomeriggio le colombe riceveranno una concitata telefonata da Hussein, lui e Giacomo sembra che siano stati arrestati dall’esercito. Per fortuna si rivelerà un brutto scherzo, anche questo è segno di una serenità che la presenza delle colombe riesce a garantire in un posto dove altrimenti sarebbe impossibile vivere.
La sera quando andremo a cercare Giacomo per il paese ci racconterà di essere stato a casa del suo amico. Giacomo entra nella storia delle persone senza accorgersene.
Viola e Giulia cercano di non perdere una parola di quello che viene detto, l’Agata fa l’Agata, osserva. La sera Viola ci dirà che dopo essersi diplomata vorrebbe prendersi un anno sabbatico e andare a fare servizio in un posto come At-tuwani.
Giovanni ed Enrico giocano a calcio per il villaggio, e Marta passa il pomeriggio con una sua coetanea.
Per cena mangeremo un ottimo riso giallo al sapore di copertone e berremo un liquido arancione al gusto di paraflu. Una cena tra le migliori che abbia mai fatto perché rideremo, parleremo, e condivideremo momenti felici tra noi, la famiglia di Hafez, che ci ospita, e le colombe. La notte ad At-tuwani dormiremo tutti insieme in una stanza puzzolente su materassi pulciosi.
Ad At-tuwani in senso del viaggio si arricchisce di un nuovo significato, non solo è incontro ma anche condivisione di un destino comune. Da un lato la nostra presenza fa in modo che le colombe non si sentano sole, e aiuta gli abitanti del villaggio a continuare la loro lotta, che è il senso della loro vita. Dall'altro la loro presenza ci aiuta a rimettere ordine alle priorità, e guardare oltre i materassi pulciosi e il riso al sapore di copertone, che è il senso della nostra vita.
(Invito a cercare su Facebook la pagina di Operazione Colomba per rimanere aggiornati su quello che succede ad At-tuwani, oppure a visitare il sito https://www.operazionecolomba.it/)
È la notte della vigilia di Pasqua e la luna splende sopra le nostre teste.
Nel campo da calcio ci sono sei bambini italiani e una nuvola di bambini palestinesi che inseguono una palla sgonfia.
È buio, ogni tanto qualcuno esulta, forse fa goal. Tutti ridono.
Nel piccolo villaggio di At-tuwani si vive una calma apparente. La vita scorre a rincorrere le pecore. Non sembrano esserci problemi, se non quando si incontrano i coloni.
I coloni israeliani rivendicano una terra promessa da Dio in un posto abitato da altri, dai palestinesi.
Ad At-tuwani incontriamo alcuni ragazzi splendidi, le colombe, volontari del corpo nonviolento di pace dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Sono quasi tutte donne, sono qui a garantire che i bambini possano andare a scuola.
Dai villaggi di Tuba e Maghayir al-Abeed, alle spalle di uno degli insediamenti dei coloni, i bambini tutte le mattine devono fare 8 km a piedi e percorrere una strada che lambisce l'insediamento dei coloni. È successo più volte che i coloni abbiano infastidito violentemente i bambini e gli accompagnatori, tanto che è diventato un caso internazionale ed il governo israeliano ha dovuto fare in modo che l'esercito scortasse i bambini fino alle porte del paese. Ad aspettare tutte le mattine i bambini ci sono le splendide colombe, che li accompagnano fino a scuola.
Gli abitanti di At-tuwani hanno deciso di opporsi ai soprusi con metodi nonviolenti.
Ogni volta che c'è violenza da parte dei coloni, le donne, gli uomini e i bambini fanno quadrato intorno a chi subisce violenza.
C'è una differenza tra appartenere ad una terra e pretendere di possederla. Gli abitanti di At-tuwani appartengono alla loro terra, tanto che c'è un termine per descrivere questa relazione intima con un luogo, loro la chiamano “sumud” (link).
Appena arrivati Giacomo è sparito. Si è fatto un nuovo amico, Hussein. Lui fa sempre così, ovunque siamo stati impiega 5 minuti per conoscere un ragazzo con cui giocare. Ogni tanto lo si vede a correre giù dai pendii delle colline intorno ad At-tuwani inseguendo il suo amico. Per i bambini di questo villaggio c'è un confine invisibile ma invalicabile, se si supera questa linea interviene l'esercito israeliano. Nel pomeriggio le colombe riceveranno una concitata telefonata da Hussein, lui e Giacomo sembra che siano stati arrestati dall’esercito. Per fortuna si rivelerà un brutto scherzo, anche questo è segno di una serenità che la presenza delle colombe riesce a garantire in un posto dove altrimenti sarebbe impossibile vivere.
La sera quando andremo a cercare Giacomo per il paese ci racconterà di essere stato a casa del suo amico. Giacomo entra nella storia delle persone senza accorgersene.
Viola e Giulia cercano di non perdere una parola di quello che viene detto, l’Agata fa l’Agata, osserva. La sera Viola ci dirà che dopo essersi diplomata vorrebbe prendersi un anno sabbatico e andare a fare servizio in un posto come At-tuwani.
Giovanni ed Enrico giocano a calcio per il villaggio, e Marta passa il pomeriggio con una sua coetanea.
Per cena mangeremo un ottimo riso giallo al sapore di copertone e berremo un liquido arancione al gusto di paraflu. Una cena tra le migliori che abbia mai fatto perché rideremo, parleremo, e condivideremo momenti felici tra noi, la famiglia di Hafez, che ci ospita, e le colombe. La notte ad At-tuwani dormiremo tutti insieme in una stanza puzzolente su materassi pulciosi.
Ad At-tuwani in senso del viaggio si arricchisce di un nuovo significato, non solo è incontro ma anche condivisione di un destino comune. Da un lato la nostra presenza fa in modo che le colombe non si sentano sole, e aiuta gli abitanti del villaggio a continuare la loro lotta, che è il senso della loro vita. Dall'altro la loro presenza ci aiuta a rimettere ordine alle priorità, e guardare oltre i materassi pulciosi e il riso al sapore di copertone, che è il senso della nostra vita.
(Invito a cercare su Facebook la pagina di Operazione Colomba per rimanere aggiornati su quello che succede ad At-tuwani, oppure a visitare il sito https://www.operazionecolomba.it/)