A Betlemme è nato Gesù.
A Betlemme c'è il muro.
Ogni epoca ha avuto un muro da abbattere.
I nostri padri quello di Berlino, noi quello che divide Gerusalemme ovest da Betlemme.
Questo muro non delimita solo il confine tra Israele e Palestina, ma tra ebrei e musulmani, tra noi occidentali e loro, gli arabi.
Amo i confini, mi aiutano a capire chi sono. Odio i muri, evidenziano quanto siamo stupidi.
In questo viaggio per tenerci in contatto abbiamo creato un gruppo su whatsapp e lo abbiamo chiamato “ConfineInvisibile”.
Arriviamo a Betlemme in un giorno di pioggia. Ci arriviamo con il bus di linea che dal centro di Gerusalemme ci lascia ai piedi del muro. Dovremo attraversare una finta frontiera con alti livelli di sicurezza prima di arrivare dall’altra parte, in Palestina. Saremo soli, e questo renderà ancora più tetro il passaggio, il venerdì è giorno di preghiera e riposo per i musulmani.
Alla frontiera passeremo senza problemi, del resto l'unico atto sovversivo per cui potremmo essere accusati è di aver portato i nostri figli in Palestina a vedere con i loro occhi ció che creano le divisioni: rabbia, povertà e paura.
Gesù è morto a Gerusalemme.
Anche a Gerusalemme c'è un muro.
È quello del pianto, luogo sacro per gli ebrei. Tra le fessure di quel muro vengono messi i biglietti delle preghiere.
Noi rimaniamo colpiti dai graffiti fatti sulle lastre di cemento dell'altro muro, quello di Betlemme. I graffiti rappresentano le nostre preghiere. Vorremmo che un giorno questo muro possa sparire.
In un grigio venerdì di Pasqua siamo soli ai piedi di questo altare alla stupidità, sopra, in alto sulle torrette, c'è l'esercito israeliano che ci scruta.
Viola, Giulia, Giacomo, Agata, Giovanni, Enrico e la piccola Marta (la nostra eroina), ci faranno molte domande sul significato di alcuni graffiti.
Inizia a piovere, andiamo in ostello.
Passeremo un venerdì Santo particolare. Visiteremo la chiesa della natività, dove c'è la mangiatoia in cui Gesù venne al mondo, ma questa visita passerà in secondo piano. Andremo in un orfanotrofio dove bambini fino a sei anni vengono accolti, ed accuditi, poi trascorreremo l'intero pomeriggio in un centro per bambini disabili. I nostri figli giocheranno con loro coetanei almeno due volte più sfortunati. C'è un bambino con il quale Giacomo, Giovanni ed Enrico giocheranno, lo chiameranno il capitano per la sua indubbia capacità di far loro fare tutto quello che vuole. Viola, Giulia ed Agata invece si prenderanno cura di bambine tetraplegiche. Marta giocherà con una bambina della sua età a tirarsi la palla.
Parteciperemo alla via crucis, la più significativa che abbia mai vissuto.
Quando la sera ci congederemo, le suore e i responsabili del centro non finiranno di ringraziarci per essere passati a trovarli. Al capitano verrà il magone, a noi anche.
A Betlemme è nato Gesù, a Gerusalemme è morto, quanto dovremo aspettare per trovare il sepolcro aperto, il muro abbattuto?
A Betlemme c'è il muro.
Ogni epoca ha avuto un muro da abbattere.
I nostri padri quello di Berlino, noi quello che divide Gerusalemme ovest da Betlemme.
Questo muro non delimita solo il confine tra Israele e Palestina, ma tra ebrei e musulmani, tra noi occidentali e loro, gli arabi.
Amo i confini, mi aiutano a capire chi sono. Odio i muri, evidenziano quanto siamo stupidi.
In questo viaggio per tenerci in contatto abbiamo creato un gruppo su whatsapp e lo abbiamo chiamato “ConfineInvisibile”.
Arriviamo a Betlemme in un giorno di pioggia. Ci arriviamo con il bus di linea che dal centro di Gerusalemme ci lascia ai piedi del muro. Dovremo attraversare una finta frontiera con alti livelli di sicurezza prima di arrivare dall’altra parte, in Palestina. Saremo soli, e questo renderà ancora più tetro il passaggio, il venerdì è giorno di preghiera e riposo per i musulmani.
Alla frontiera passeremo senza problemi, del resto l'unico atto sovversivo per cui potremmo essere accusati è di aver portato i nostri figli in Palestina a vedere con i loro occhi ció che creano le divisioni: rabbia, povertà e paura.
Gesù è morto a Gerusalemme.
Anche a Gerusalemme c'è un muro.
È quello del pianto, luogo sacro per gli ebrei. Tra le fessure di quel muro vengono messi i biglietti delle preghiere.
Noi rimaniamo colpiti dai graffiti fatti sulle lastre di cemento dell'altro muro, quello di Betlemme. I graffiti rappresentano le nostre preghiere. Vorremmo che un giorno questo muro possa sparire.
In un grigio venerdì di Pasqua siamo soli ai piedi di questo altare alla stupidità, sopra, in alto sulle torrette, c'è l'esercito israeliano che ci scruta.
Viola, Giulia, Giacomo, Agata, Giovanni, Enrico e la piccola Marta (la nostra eroina), ci faranno molte domande sul significato di alcuni graffiti.
Inizia a piovere, andiamo in ostello.
Passeremo un venerdì Santo particolare. Visiteremo la chiesa della natività, dove c'è la mangiatoia in cui Gesù venne al mondo, ma questa visita passerà in secondo piano. Andremo in un orfanotrofio dove bambini fino a sei anni vengono accolti, ed accuditi, poi trascorreremo l'intero pomeriggio in un centro per bambini disabili. I nostri figli giocheranno con loro coetanei almeno due volte più sfortunati. C'è un bambino con il quale Giacomo, Giovanni ed Enrico giocheranno, lo chiameranno il capitano per la sua indubbia capacità di far loro fare tutto quello che vuole. Viola, Giulia ed Agata invece si prenderanno cura di bambine tetraplegiche. Marta giocherà con una bambina della sua età a tirarsi la palla.
Parteciperemo alla via crucis, la più significativa che abbia mai vissuto.
Quando la sera ci congederemo, le suore e i responsabili del centro non finiranno di ringraziarci per essere passati a trovarli. Al capitano verrà il magone, a noi anche.
A Betlemme è nato Gesù, a Gerusalemme è morto, quanto dovremo aspettare per trovare il sepolcro aperto, il muro abbattuto?