Il comandante Malga ha la barba, è giovane, ma è dovuto crescere in fretta, quindi è maturo dentro. Nonostante il cognome lui è un uomo di mare.
Il comandante Malga è di Reggio Calabria, è nato in riva al mare in una città che si affaccia a sud, che è sud, ma se la si guarda da Tripoli è nord.
Il comandante Malga è stato in volo diversi anni al servizio della Guardia Costiera italiana e di soccorsi ne ha fatti tanti. Ogni tanto di notte si sveglia e gli ronza in testa il suono gracchiante del VHF, e quella parola "Mayday", gridata con una voce piena di paura, un giorno mi dirà “ti si aggrappa addosso come mani che cercano disperatamente di ancorarsi a qualcosa”.
Spesso lui, il comandante, ha dovuto rassicurare il chiamante, farlo stare calmo, cercare di farlo ragionare per riuscire a capire cosa stesse succedendo. In molti casi ha dovuto mentire, dire che i soccorsi stavano per arrivare, anche se sapeva che nell'area non c'era nessuno che potesse arrivare sul luogo in tempo per salvarli.
"Please fast your position! Please your position!" chiedeva.
"How many people on board?"
"We are sinking, we are sinking" rispondevano.
"Madam calm down! Calm down! we will send rescue!"
"We will call you back!".
In fondo è questo che il comandante Malga ancora oggi dopo diversi anni quando si sveglia la notte non riesce ad accettare: di non aver potuto fare di più. È per questo che quando gli ho proposto di unirsi al progetto che stavo creando ha accettato.
Un giorno in ufficio dopo una delle tante riunioni in cui si ha la sensazione di aver buttato via il tempo mi disse: "A distanza d'anni sai qual è la cosa che più mi fa impressione?", non rispondo aspetto che sia lui a dirmelo "l'odore quando si saliva a bordo delle navi dei migranti. Sempre e comunque lo stesso odore di morte! Vorrei, ma non riesco a dimenticarlo”.
A me questo del comandante mi è sempre sembrato sano, non ha mai perso la speranza di salvare tutte le persone a mare in pericolo.
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