venerdì 29 novembre 2019

È giugno 2017, sono per lavoro a Lampedusa con il comandante Malga. Dobbiamo verificare se tutto è pronto per iniziare a volare, stiamo creando un servizio per monitorare il confine sud della mia Europa con degli aeroplani dotati di telecamere ad alta definizione che trasmetteranno in tempo reale dei filmati. Abbiamo avuto modo già di conoscere Calogero, appena atterrati siamo passati in capitaneria a trovarlo. Mi è risultato subito simpatico, mi ha offerto una sigaretta e abbiamo chiacchierato di cose insignificanti ma che sono servite a rompere il ghiaccio. È sera, e il viaggio da Varsavia a Lampedusa è stato lungo, ci congediamo dandoci  appuntamento per il giorno dopo.
La mattina seguente raggiungo Calogero al bar del porto, il comandante Malga ha da fare. Calogero è al bar come tutte le mattine. Per me Sicilia significa granite con la panna, questa volta ho deciso di farne un’indigestione, ordino due granite, una per me al pistacchio e una per Calogero, e ci sediamo al tavolino sotto il tendone d'ingresso. Calogero a Lampedusa è conosciuto da tutti, non c'è lampedusauro, come usa scherzosamente chiamare i lampedusani il comandante Malga, che non lo conosca. Ogni persona che entra ed esce dal bar sarà occasione per fare due chiacchiere: sul tempo, sull'isola e i suoi rifornimenti, qualsiasi pretesto è buono, e comunque la conversazione finisce sempre con "... saluti alla signora".
Alla fine della colazione Calogero mi fa un regalo, mi piazza in mano degli appunti fotocopiai scritti in inglese, il "malloppo", mi dice di leggerlo con calma.  Il malloppo sono gli appunti di viaggio di Channa. Channa è un ragazzo cingalese che sarebbe dovuto essere tra gli annegati del Natale ‘96 ma per fortuna al Cairo non finì sulla Yohan ma su un'altra nave, la quale partì dopo e che Calogero soccorse. Channa adesso è vivo, è al nord, a Milano, ogni tanto si sentono, Channa chiama Calogero per salutarlo.
Per Calogero il malloppo rappresenta un regalo prezioso, un anello della catena a cui lui stesso è legato. Mi dice che gli appunti di Channa sono l'emblema di questa epopea dei migranti.
Pago le granite, prendo il malloppo e vado a sdraiarmi in spiaggia. In paese la spiaggia più bella è quella della Guitgia. Ci sono già alcune famiglie e qualche coppia che al riparo degli ombrelloni si godono il sole. Io non ho né la crema e tanto meno l’ombrellone, ma sono troppo curioso per aspettare, mi sdraio sulla sabbia ed inizio a leggere. Gli appunti sono scritti in un inglese semplice, quasi elementare, uno scrivere che aveva come obiettivo quello di documentare dove Channa era stato, quanto aveva speso, alcuni numeri di telefono scritti negli spazi bianchi lasciati tra le righe della sua storia. Saranno comunque le sue emozioni che più di ogni altra cosa mi aiuteranno a capire cosa possa significare entrare clandestinamente in Italia, Europa.