Dopo qualche giorno di oziosa attesa a Shiraz i facilitatori decisero di passare per l'Iraq, di cambiare itinerario. Meno sicuro ma non potevano aspettare oltre, dovevano chiudere questo viaggio per essere pronti al prossimo. È una questione di business, la merce non può stare in viaggio per molto tempo, altrimenti si perdono soldi.
Kiran, Channa e i loro compagni di viaggio furono svegliati presto, poco dopo il canto del muezzin, nel cuore della notte. Kiran era buddista e Channa induista, Channa scrive 《ci si abitua al canto del muezzin, lo si sente di sottofondo mentre si dorme, diventa familiare, una garanzia che la notte sta passando tranquilla》. Vennero stipati dentro il furgone che li aveva portati a Shiraz e condotti ad Erbil in Iraq, 《un viaggio faticoso, un mal di schiena insopportabile dovuto ai sussulti della strada, le soste furono imposte per il rifornimento di carburante. Ogni 5-6 ore circa ci si fermava così noi potevamo sgranchire le gambe》.
Arrivati ad Erbil vennero fatti accomodare in una piccola stanza all'interno di una casa. Massud se ne andò la sera stessa, 《se ne andò senza salutare》 appunta Channa, quasi a voler sottolineare che gli dispiacque. La casa a forma di ferro di cavallo aveva un giardino nel mezzo, le masserizie dei lavori di ricostruzione sfiguravano quello che un tempo era stata una residenza prestigiosa, certamente abitata da qualche ricco signore. In quella casa furono costretti a fare lavori di pulizia ed aiutare in alcune opere murarie, ma soprattutto gli fu intimato di non uscire, non dovevano farsi vedere dagli altri abitanti della città. Il padrone di casa li minacciava costantemente con una pistola. Più i giorni passavano più diventava chiaro che il loro viaggio era arrivato alla fine, da quel posto non se ne sarebbero andati tanto facilmente.
Ad Ebril la situazione per Channa si fece pesante, insopportabile, fu la prima volta che ebbe la sensazione di essere stato venduto e costretto con la violenza a fare cose che non voleva, in altri termini ridotto in schiavitù.
Un ragazzo del Bangladesh che lavorava come muratore capì che Channa stava male, e gli propose di metterlo in contatto con un passatore di sua conoscenza che per 1.800 dollari lo avrebbe aiutato ad andare in Turchia. Kiran e Channa riuscirono a farsi spedire i soldi dai loro genitori e una notte scapparono. Il passatore era curdo, Alì, e come promesso li portò al confine Turco-Iracheno. Arrivarono di mattina presto, all'alba, Alì gli indicò un sentiero e gli disse che dovevano seguirlo. Al di là del confine avrebbero trovato ad aspettarli un uomo turco con dei cavalli. Sebbene increduli Channa e Kiran seguirono le indicazioni. Il passatore turco quando li vide non parlò, gli fece capire che dovevano salire sui cavalli e seguirlo. Non fecero molti chilometri che la polizia di confine turca li identificò ed arrestò. Il passatore pagò e se ne andò, un business concordato.
Furono condotti nel centro d'accoglienza di Basveriml. Gli furono prese le impronte digitali, gli venne dato da mangiare e un letto molto spartano dove dormire. I circa 300 ospiti, principalmente dalla Siria, Iraq e Bangladesh vivevano tutti nella stessa stanza. La vita nel centro d'accoglienza era monotona ma soprattutto dal futuro incerto, non capivano cosa gli sarebbe successo, questo rendeva gli ospiti nervosi, bastava un malinteso per scatenare una rissa.
Dopo 7 giorni i poliziotti turchi chiesero a Channa e Kiran dove volevano andare, potevano scegliere tra Ankara e Istanbul. Questo li stupì molto, e non sapendo cosa rispondere, Channa chiese di portarli dove c'erano maggiori possibilità di trovare lavoro. Furono portati alla stazione dei bus di Silopi, e i poliziotti si assicurarono che presero il bus per Istanbul. Il bus impiegò 28 ore, arrivarono a mezzogiorno nella assolata stazione dei bus di Istanbul, Channa appunta sul malloppo 《mentre procediamo verso ovest, mi chiedo se mai un giorno riusciremo ad arrivare in Europa》.
[capitoli pubblicati: http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/ConLaTestaSottoIlMare]
Kiran, Channa e i loro compagni di viaggio furono svegliati presto, poco dopo il canto del muezzin, nel cuore della notte. Kiran era buddista e Channa induista, Channa scrive 《ci si abitua al canto del muezzin, lo si sente di sottofondo mentre si dorme, diventa familiare, una garanzia che la notte sta passando tranquilla》. Vennero stipati dentro il furgone che li aveva portati a Shiraz e condotti ad Erbil in Iraq, 《un viaggio faticoso, un mal di schiena insopportabile dovuto ai sussulti della strada, le soste furono imposte per il rifornimento di carburante. Ogni 5-6 ore circa ci si fermava così noi potevamo sgranchire le gambe》.
Arrivati ad Erbil vennero fatti accomodare in una piccola stanza all'interno di una casa. Massud se ne andò la sera stessa, 《se ne andò senza salutare》 appunta Channa, quasi a voler sottolineare che gli dispiacque. La casa a forma di ferro di cavallo aveva un giardino nel mezzo, le masserizie dei lavori di ricostruzione sfiguravano quello che un tempo era stata una residenza prestigiosa, certamente abitata da qualche ricco signore. In quella casa furono costretti a fare lavori di pulizia ed aiutare in alcune opere murarie, ma soprattutto gli fu intimato di non uscire, non dovevano farsi vedere dagli altri abitanti della città. Il padrone di casa li minacciava costantemente con una pistola. Più i giorni passavano più diventava chiaro che il loro viaggio era arrivato alla fine, da quel posto non se ne sarebbero andati tanto facilmente.
Ad Ebril la situazione per Channa si fece pesante, insopportabile, fu la prima volta che ebbe la sensazione di essere stato venduto e costretto con la violenza a fare cose che non voleva, in altri termini ridotto in schiavitù.
Un ragazzo del Bangladesh che lavorava come muratore capì che Channa stava male, e gli propose di metterlo in contatto con un passatore di sua conoscenza che per 1.800 dollari lo avrebbe aiutato ad andare in Turchia. Kiran e Channa riuscirono a farsi spedire i soldi dai loro genitori e una notte scapparono. Il passatore era curdo, Alì, e come promesso li portò al confine Turco-Iracheno. Arrivarono di mattina presto, all'alba, Alì gli indicò un sentiero e gli disse che dovevano seguirlo. Al di là del confine avrebbero trovato ad aspettarli un uomo turco con dei cavalli. Sebbene increduli Channa e Kiran seguirono le indicazioni. Il passatore turco quando li vide non parlò, gli fece capire che dovevano salire sui cavalli e seguirlo. Non fecero molti chilometri che la polizia di confine turca li identificò ed arrestò. Il passatore pagò e se ne andò, un business concordato.
Furono condotti nel centro d'accoglienza di Basveriml. Gli furono prese le impronte digitali, gli venne dato da mangiare e un letto molto spartano dove dormire. I circa 300 ospiti, principalmente dalla Siria, Iraq e Bangladesh vivevano tutti nella stessa stanza. La vita nel centro d'accoglienza era monotona ma soprattutto dal futuro incerto, non capivano cosa gli sarebbe successo, questo rendeva gli ospiti nervosi, bastava un malinteso per scatenare una rissa.
Dopo 7 giorni i poliziotti turchi chiesero a Channa e Kiran dove volevano andare, potevano scegliere tra Ankara e Istanbul. Questo li stupì molto, e non sapendo cosa rispondere, Channa chiese di portarli dove c'erano maggiori possibilità di trovare lavoro. Furono portati alla stazione dei bus di Silopi, e i poliziotti si assicurarono che presero il bus per Istanbul. Il bus impiegò 28 ore, arrivarono a mezzogiorno nella assolata stazione dei bus di Istanbul, Channa appunta sul malloppo 《mentre procediamo verso ovest, mi chiedo se mai un giorno riusciremo ad arrivare in Europa》.
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